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lunedì 26 settembre 2011

Assiolo (Otus scops)

ASSIOLO (Otus scops)


L'Assiolo o Assiuolo è lo Strigiforme più piccolo d’Europa dopo la civetta nana. In Italia è un migratore estivante, che arriva nella tarda primavera per riprodursi e ripartire quando l’estate finisce.E' soprattutto un cacciatore di insetti. Le cicale, lecavallette e i maggiolini sono fra le sue prede prevalenti. Inoltre si nutre anche di lombrichi. Attivo soprattutto di notte, vive di norma solitario e predilige ambienti aperti, talvolta anche aridi. Uliveti, foreste di pini, piccole radure di frassini, boschi, campagne alberate, parchi e giardini, in pianura ed in montagna sino al limite del castagno, anche presso le abitazioni umane, ma anche cimiteri e in parte parcheggi sono habitat adatti; ha quindi bisogno di un clima caldo e temperato se viene tenuto in cattività; inoltre la sua piccola mole lo rende delicatissimo, sia come gestione climatica (se tenuti all’esterno, è sufficiente un leggero abbassamento delle temperature per provocarne la morte) sia da un punto di vista di gestione alimentare e sanitaria. Specie quindi sconsigliabile ai più.
Scheda
Nome scientifico: Otus scops
Nominatore: Linneo, 1758
Nome inglese: Scops owl
Ordine: Strigiformes
Famiglia: Strigidae
Corologia: Eurocentroasiatico-mediterranea
Lunghezza: 18-21 cm
Apertura alare: 47-55 cm
Peso: 79 (primavera)-92 (autunno) gr
Riproduzione: uovo 31,2x27 mm. La covata, da tre a cinque uova viene deposta dalla femmina. La femmina le cova per 25 giorni.  Dopo la schiusa i piccoli scivolano fuori dopo circa 21-22 giorni e vengono curati in genere da entrambi i genitori. Già a 40 giorni sono capaci di cacciare autonomamente delle prede, ma vengono curati dai genitori per altri 20 giorni. Dopodiché ne abbandonano il territorio.

domenica 25 settembre 2011

LA FALCONERIA : UN PO' DI STORIA

 LA FALCONERIA: UN PO' DI STORIA




Le origini della falconeria si perdono nella preistoria, ma le tecniche per addestrare uccelli da caccia sembrano  siano state "inventate" indipendentemente in due o più luoghi diversi, probabilmente nell'Estremo Oriente (in Cina o in Mongolia) e nel Medio Oriente. Diversi storici hanno suggerito l'ipotesi che i falchi venissero addestrati in Cina fin dal 2000 a.C. circa, ma la testimonianza più antica che possa essere considerata certa è un bassorilievo che illustra un falconiere col suo falco trovato nelle rovine di Khorsabad e che risale al regno del re assiro Sargon, vissuto intorno al 750 a.C. Forse i primi ad addestrare falchi da caccia sono stati i cavalieri mongoli, ma è possibile che le tribù arabe abbiano tradizioni di falconeria altrettanto antiche. In Europa fu introdotta probabilmente dalle popolazioni che la invasero nell'alto Medioevo da est, forse dagli Sciti o dai Sarmati che cavalcarono in Europa dalle steppe della Russia, e certamente veniva praticata dagli Unni di Attila. In seguito la falconeria raggiunse il culmine come istituzione della società feudale medievale sia nell'Europa cristiana sia nell'Islam, per tutto il periodo che va dal VI al XVII secolo.Durante questo periodo i falconi, o "falchi nobili" come allora venivano chiamati, furono tra i beni più preziosi degli aristocratici, e rigide leggi e norme complesse ne regolavano il possesso. Severe punizioni venivano inflitte a coloro che disturbavano o comunque danneggiavano i falchi selvatici, prelevavano giovani dai nidi senza la debita autorizzazione o rubavano falchi altrui. Viene da pensare che ci sarebbero pochi bracconieri di falchi al mondo se, come allora, si mozzassero le mani o si cavassero gli occhi per colpe di questo genere. Ogni gradino della scala sociale aveva un falcone o un altro falco come simbolo del proprio rango: l'aquila reale era riservata all'imperatore; il girifalco al re; il falcone gentile ossia una particolare femmina di pellegrino al principe; il tipico pellegrino al conte; il bastardo o pellegrino terzuolo(maschio) al barone; il falco sacro al cavaliere; il lanario al nobile di campagna; lo smeriglio alla dama; il lodolaio ai paggi; mentre i falchi "ignobili" erano destinati alle classi sociali inferiori; così l'astore femmina ai piccoli proprietari terrieri, l'astore maschio ai poveri, la femmina di sparviero ai preti e il maschio di sparviero, il cosìdetto "moschetto", ai chierici di rango inferiore . In quegli anni ogni maniero aveva la sua falconiera e la carica di falconiere dava grande prestigio. I vassalli si presentavano sempre alle funzioni di corte coi falchi sul pugno, ma soprattutto la falconeria era parte integrante della vita dei guerrieri. I falchi figuravano spesso come offerte di pace e oggetti di scambio nei trattati tra cristiani e saraceni nel periodo delle crociate. Per mille e più anni i falconi godettero di una popolarità e di un grado di protezione da ogni molestia da parte dell'uomo, raramente accordati ad altri animali nel corso della storia umana. L'uso del fucile per la caccia e la gestione intensiva delle riserve, oltre a sconvolgimenti sociali come la rivoluzione industriale in Inghilterra e la rivoluzione francese, portarono a partire dal diciassettesimo secolo a cambiamenti che nell'arco di un centinaio di anni condussero al declino della falconeria.  All'inizio del ventesimo secolo l'atteggiamento dell'uomo verso i falconi appare ormai comletamente ribaltato, e per lungo tempo il nobile pellegrino e tutti i suoi parenti - lo smeriglio, il lodolaio e perfino il gheppio oltre che gli astori, aquile-vennero considerati animali nocivi dai guardiacaccia e dai loro padroni e dai cacciatori di anatre e di selvaggina pregiata. I falchi venivano abbattuti senza pietà, avvelenati, catturati con le trappole, le loro uova e i loro piccoli distrutti nei nidi.Quando venivano catturati nelle reti dagli uccellai venivano accecati, spiumati vivi o crocefissi. Nella parte estrema della Calabria ogni anno falchi pecchiaioli, poiane, capovaccai, sparvieri, astori e altri venivano impallinati dai cacciatori per puro diletto. Come se queste carneficine non fossero state sufficienti, all'inizio del diciannovesimo secolo si diffuse tra i naturalisti una nuova moda: collezionare uova di uccelli; e naturalmente le uova dei falconi erano particolarmente ricercate, a causa della loro grande bellezza, della relativa rarità e della difficoltà nel procurarsele. Durante questo periodo un pugno di falconieri continuò a praticare il proprio sport in Europa. E' vero che questi falconieri catturavano un certo numero di falchi adulti e immaturi di passo e prelevavano giovani dai nidi - o pagavano i guardiacaccia per farsi cosegnare i giovani che essi altrimenti avrebbero ucciso; ma gli effetti delle loro azioni sulle popolazioni selvatiche possono essere considerate irrilevanti in confronto alle distruzioni effettuate dai guardiacaccia, contadini, cacciatori e di allevatori di piccioni viaggiatori. Dal 1700 al 1930 i falconieri furono praticamente i soli a difendere i falconi dalle distruzioni a tappeto e a sostenere la loro bellezza e la loro utilià nella trama della natura. Nel complesso si può dire apertamente che i falconieri sono stati e continuano ad essere fra i più attivi protezionisti delle specie selvatiche di falchi. Quando si scoperse il ruolo del DDT nella distruzione dei falchi pellegrini e di alcuni altri uccelli da preda, se ne parlò con un interesse e una preoccupazione che non erano mai stati suscitati dalle antiche statistiche sulle distruzioni dei secoli passati. Ora nella maggior parte dei paesi i falchi sono considerati specie protette e ne sono proibite l'uccisione e la cattura. Il trattato internazionale sul commercio delle specie di fauna e flora in pericolo di estinzione ha incluso il falco pellegrino, il falcone di Barberia, il gheppio delle Mauritius, il gheppio delle Seychelles e la razza di Aldabra del newtoni nell'appendice 1, quella che riguarda le specie sottoposte a protezione più rigida; tutte le altrespeci del genere Falco sono incluse nell'appendice 2, il successivo grado di restrizione. Contemporaneamente nacquero centri di recupero rapaci, società di appassionati di falchi e organizzazioni per la riproduzione in cattività in tutte le parti del mondo. In nessun momento della storia i falconi e i loro parenti pennuti sono stati tanto amati dal pubblico e così ben studiati come lo sono oggi. Anche la falconeria non è mai stata popolare come oggi. Tom Cade asserisce che ci sono più falconieri ora che in qualsiasi momento del passato e viene praticata ormai in ogni parte del mondo. Alcuni si oppongono alla falconeria sostenendo che è inumano e crudele tenere una creatura selvatica in cattività; ma io credo che siano molto più numerosi quelli che ammettono che fintanto che siano ben accuditi gli animali possono essere tenuti in cattività per ragioni scientifiche, di educazione, negli allevamenti per la riproduzione. La falconeria inoltre ha molti meriti particolari. Essa è generalmente considerata come la forma di caccia più completa e più difficile mai concepita, e richiede da parte del falconiere un alto grado di attenzione, sensibilità e devozione. Spinge il cacciatore ad un profondo attaccamento alla natura, a studi pratici di storia naturale e spesso a vere e proprie ricerche di carattere scientifico sugli uccelli da preda. La falconeria è un tipo di caccia completamente sicura. Nessun falconiere ha mai ucciso un’altra persona o ha fatto danni con i suoi falchi. Oggi si potrebbe cacciare con un falco in luoghi dove è pericoloso o addirittura illegale farlo con il fucile, e quando la sovrappopolazione avrà finito per rendere la caccia col fucile un’attività impraticabile e socialmente inaccettabile, sarà ancora possibile andare a caccia con i falchi addestrati.

giovedì 15 settembre 2011

COME FARE: GETI

COME COSTRUIRE I GETI




Materiale necessario:
ritagli di cuoio
forbici/tronchesine
taglierino
fustellatrice
occhiellatrice
occhielli.


Costruzione:
Geti classici:
questo tipo di geti non prevede l'uso di falsi braccialetti, quindi occorrerà solamente tagliare una stringa di cuoio larga circa 1cm e di lunghezza variabile tra i 17cm e i 22cm in proporzione al rapace. la fig. sotto mostra come sagomare i geti. una volta realizzati prima di essere utilizzati devono essere ingrassati in modo da renderli morbidi e dovranno essere comunque periodicamente ingrassati ogni volta che tenderanno a diventare rigidi.






Geti con falso braccialetto (Aylmeri)
Cominciamo dal braccialetto, occorrerà un pezzo di cuoio sul quale verrà disegnata la sagoma del braccialetto, ovviamente le dimensioni variano in base al tipo di rapace, quindi prendete la misura direttamente sul tarso del rapace. ovviamente maggiore è la mole del rapace maggiore dovrà essere anche lo spessore, oltre che le dimensioni, del cuoio.


Questa è la sagoma che dovreste utilizzare. Per ottenere comodamente i due fori utilizzate una fustellatrice, per il resto forbici e taglierino. Una volta ritagliato il cuoio si deve applicare un occhiello sul foro del braccialetto utilizzando un'occhiellatrice il lavoro è semplice!
Ora occorre fare dei piccoi taglietti sulla lunghezza del braccialetto per evitare che una volta chiuso i bordi rimangano troppo rigidi. Di solito utilizzo una piccola tronchesina ma anche delle forbici vanno benissimo.
il baccialetto è cosi realizzato ora non resta che ingrassarlo per renderlo morbido.
Ora occorre realizzare i due geti che andranno ad attacarsi ai braccialetti, per fare questo occorrerà un altro pezzo di cuoio sul quale andremo a disegnare una sagoma che andrà ritagliata.


A lavoro finito dovreste ottenere una stringa come quella in figura lunga circa 20 cm e alta 1-1,5 cm. con ad una estremità un'asola e dall'altra 3 fori. ora si prende l'estremità con i tre fori e si lega su se stessa in modo da creare un nodo che farà da fermo.

la figura mostra come ripiegare i geti per ottenere il nodo.
anche i geti a lavoro ultimato andranno ingrassati per essere morbidi come già fatto per i braccialetti.
Ora abbiamo i geti e i braccialetti non resta che metterli al rapace!

 Geti da caccia
Vengono utilizzati soprattutto nei voli liberi. Sono in sostanza uguali ai geti normali, ma con la differenza che non hanno l'asola per il moschettone quindi durante i voli liberi non c'è rischio che si impigli da qualche parte. quando si andranno a realizzare non si dovrà far l'asola per il moschettone per il resto sono uguali ai geti normali.
nella fig. si vede il geto normale

in questa invece un geto da caccia uguale all'altro ma senza asola.





martedì 13 settembre 2011